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PARACADUTISTI
EVOLUZIONE DEI PARACADUTE MILITARI IN ITALIA
1502
Leonardo da Vinci è riconosciuto come il teorizzatore della forma e
superficie necessarie al dispositivo che avrebbe dovuto consentire ad un
uomo di atterrare senza danno. Il paracadute da lui ideato era di forma
piramidale e tenuto aperto alla base da quattro aste di legno. Scrive
Leonardo nel suo Codice Atlantico: ”Se un uomo ha un padiglione di pannolino
intasato che sia dodici braccia per faccia e alto dodici, potrà gittarsi
d’ogni grande altezza senza danno di se”.
1922
Viene costruito il primo paracadute italiano su progetto del tenente
dell’aeronautica Prospero Freri, realizzato con la collaborazione di Gennaro
Maddaluno e viene denominato “Aerodiscensore”. Si tratta di un paracadute di
salvataggio con l’involucro contenente la calotta applicato sotto la
fusoliera dell’aereo. Maddaluno lo prova per la prima volta a Centocelle
l’otto Ottobre 1922 mentre Freri lo usa il 12 giugno 1923 sul campo di
Montecelio.
1924
Prospero Freri costruisce un altro paracadute dorsale, abbastanza moderno
nella sua concezione, denominato “Salvator I o D37”, che verrà presentato con
dimostrazioni pratiche in vari paesi europei. L’imbracatura, a differenza di
quella inventata da Floyd Smith, è priva di nastri cosciali. E’ costituita
da una fascia pettorale regolabile, sostenuta da un singolo nastro posto a
tracolla. Nella parte schienale della fascia è sistemato il punto di
applicazione del fascio funicolare e, di conseguenza, il paracadutista
assorbe lo shock d’apertura con la gabbia toracica. Inoltre, a paracadute
aperto, l’uomo è appeso a 45 gradi con la faccia rivolta verso il suolo.
Alcuni anni più tardi verranno aggiunti i cosciali e due nastri spallari.
1927
La regia aeronautica indice il primo corso di paracadutismo, diretto da
Prospero Freri, al termine del quale saranno brevettati circa 250
paracadutisti.
1930
I sovietici organizzano la prima gara di paracadutismo. I partecipanti
cercano di atterrare il più vicino possibile ad un bersaglio predeterminato.
In Italia si affaccia sulla scena paracadutistica Ivo Viscardi. Nei suoi
dodici anni di attività lancistica effettuerà 185 lanci, molti dei quali
dimostrativi e di collaudo. Effettuerà numerosi lanci col paracadute a
velocità di discesa variabile modello “Lisi” e, proprio a seguito della
mancata riapertura di questo paracadute, riporterà lesioni tali da dover
porre fine alla pratica del paracadutismo.
1938
Il Battaglione Paracadutisti Libico "Fanti dell'Aria" (poi Reggimento) è
stato il primo reparto militare di paracadutisti del Regio Esercito nato su
iniziativa del Maresciallo dell'aria e Governatore della Libia Italo Balbo
presso l'aeroporto militare di Castel Benito nel 1938.
Il 20 marzo 1938, due anni dopo dalla scuola tedesca di Stendal, nacque la
scuola di paracadutismo denominata "Campo Scuola Paracadutisti della Libia",
con decreto del Governatore datato 24 marzo sotto il comando del
maggiore Tonini. Due giorni dopo venne quindi costituito il primo
battaglione paracadutisti delle Forze Armate italiano, con la denominazione
di Battaglione "Fanti dell'aria"
Anche il paracadute fu profondamente migliorato raddoppiando spallacci e
cosciali e incrementando la superficie del paracadute riducendo la velocità
di discesa dai 9 m/s iniziali del modello "Salvator I" o D/37, ai 5 m/s del
"Salvator II" o D/39. Venne anche migliorata la tecnica di lancio passata
dal vecchio tuffo in avanti, ad un lancio a busto eretto con le mani sugli
spallacci.
1939
Viene fondata a Tarquinia (VT), il 15 ottobre, alle dipendenze
dell’Aeronautica Militare, la prima scuola di paracadutismo militare sul
territorio nazionale.
La Scuola Paracadutisti di Tarquinia fu ufficialmente costituita il 15
ottobre 1939.
La responsabilità di organizzare la Scuola nazionale di paracadutismo
militare di Tarquinia fu affidata al Colonnello pilota Giuseppe Baudoin,
livornese di nascita.
Il 5 febbraio 1940, ebbe concretamente inizio a Tarquinia la vita della
Regia Scuola Paracadutisti che in poche settimane fu in grado di accogliere
una cinquantina di Ufficiali e Sottufficiali ammessi al corso per
istruttori.
1941
La scuola di paracadutismo di Tarquinia adotta il paracadute IF 41/SP (Imbracatura Fanteria 1941/Scuola di Paracadutismo) in sostituzione dei D.39 e D.40. Si tratta di un paracadute con calotta in seta di 59 metri quadrati formata da 20 fusi, il cui fascio funicolare confluisce in un singolo punto centrale dell’imbracatura all’altezza della schiena dell’utilizzatore. L’imbracatura, in canapa linizzata, è costituita da una cintura pettorale dotata di due nastri spallari e due nastri cosciali, tutti regolabili. Borsa portacalotta con relativa fune di vincolo in treccia di canapa e moschettone di aggancio. Questo paracadute non offre il comfort di quelli odierni, specie a paracadute aperto, a causa dell’applicazione schienale delle funi di sospensione. La sua robustezza e affidabilità sono comunque di tutto rispetto, come verrà riscontrato su un esemplare lanciato con un manichino di 90 chilogrammi, a 120 nodi di velocità, cinquant’anni esatti dopo la sua costruzione. Risultato: sequenza d’apertura impeccabile, velocità di discesa 5,50 metri al secondo, oscillazioni superiori alla norma.
1953
Le aviotruppe italiane ricevono in dotazione il CMP - 53 (Centro Militare di
Paracadutismo 1953) corredato dell’ausiliario ventrale I-53.
Per la prima
volta in Italia i paracadutisti sono equipaggiati con paracadute ausiliario.
1954
Viene prodotto in Italia il DL 54 (Direttore di Lancio 1954). E’ un
paracadute di salvataggio, ad apertura manuale, costruito per le esigenze
del personale che, operando a bordo del velivolo, necessita di un
equipaggiamento leggero, comodo e poco ingombrante.
E’ dotato di una calotta
tonda di 55 metri quadrati la cui stabilità, durante la discesa, lascia un
po’ a desiderare. Comunque il DL 54 consentirà a militari e civili di
effettuare lanci in caduta libera fino al 1965 e, in alcuni casi, anche
oltre.
1956
I reparti paracadutisti italiani ricevono in dotazione il CMP-55. E’ una versione migliorata del CMP-53, specie nella calotta. Anche se non molto leggero, è dotato di robustezza, prestazioni e stabilità eccezionali. Rimarrà in servizio fino al 1996. Purtroppo, sarà l’ultimo paracadute ad apertura automatica di concezione italiana.
1984
In Italia nel 1984 le aviotruppe cambiano la dotazione con l’IRV-80. Si
tratta di un paracadute più leggero del CMP 55, costruito da Irvin Manifatture
Industriali , su licenza della francese Aerazur. La calotta presenta quattro
grandi finestre disposte una ogni 6 fusi ricoperte di rete. L’intero
complesso subirà negli anni numerose modifiche ad iniziare dall’aggiunta
delle tasche di apertura per essere definitivamente sostituito verso la fine
degli anni novanta dal modello T 10 della ditta americana Airborn System.
La velocità di discesa si aggirava sui 6 m/s .
PARACADUTE MODERNI IN DOTAZIONE ALLE AVIOTRUPPE E ALLE SCUOLE ANPd'I
I
paracadute utilizzati nelle scuole ANPd'I sono gli stessi usati
attualmente
dalle aviotruppe.
Essi sono principalmente di due tipi : direzionabili e non direzionabili .
Appartiene alla prima categoria MC1-1C e SET 10 Strong.
Essi sono provvisti di due funi laterali di controllo che vengono impugnate
.
Trazionando verso il basso la fune di sinistra si ottiene una virata a
sinistra , a destra trazionando la fune opposta .
Le 11 fenditure posteriori tra i fusi 5 e 25 permettono al paracadute di
avere anche una sua velocità orizzontale di
2 m/s mentre la V verticale è di
4,7 m/s .
E' presente una rete anti-inversione su tutto il perimetro per
eliminare un tipo di malfunzionamento (cosiddetto reggiseno) .
Clicca QUI per
scaricare la brochure della ditta costruttrice.
Il SET 10 Strong è simile a MC1-1C con stesse caratteristiche e stesso
peso di 14 Kg.
I paracadute T10 e T35 sono paracadute non direzionabili.
Non sono presenti fenditure posteriori e quindi non hanno una loro velocità orizzontale
mantenendo quella verticale a 4,7 m/s.
Sono paracadute adatti a lanci di massa in quanto non essendo
direzionabili , diminuisce il rischio di collisione tra paracadutisti.
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